“Costruire bisogna un nuovo coraggio” sono le parole impresse sulla targa che illustra il monumento, dedicato ai martiri delle foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata, tenacemente voluto dall’Amministrazione comunale di Arcore guidata dall’avvocato Maurizio Bono.
L’artistica opera, firmata da Giacomo Limonta conosciuto come Gianblu, è stata inaugurata sabato pomeriggio 10 Febbraio alla presenza delle autorità cittadine e da numerosi convenuti, nonostante la pioggia.
Le parole per la poetessa triestina, nativa di Parezno, sono state sempre lo strumento più efficace per raccontare i disagi della società e i mutamenti politici che hanno travolto l’umanità che oggi rappresentano nel modo migliore l’orrore che travolse gli esuli istriani del Confine Orientale.
Il monumento dedicato ai Martiri delle Foibe è stato collocato a poca distanza dalla villa San Martino, storica residenza dell’ex premier Silvio Berlusconi, scomparso lo scorso Giugno.
L’Artista ha simbolicamente ricostruito una foiba con due enormi rocce carsiche mettendo però tra di esse un ulivo, la pianta che con la vite richiama il grande valore della vita. Specularmente, i due massi corredati da piastre trasparenti poste una di fronte all’altra, consentono di riflettere l’immagine di chi vi si ponesse in mezzo, mentre al suolo frammenti di pietre richiamano le ossa delle vittime gettate nelle voragini.
A tagliare il nastro il sindaco Maurizio Bono, circondato da alcuni esponenti dell’Associazione Amici degli Esuli Giuliano Dalmati, da alpini, da membri dell’Associazione Carabinieri in congedo e da una delegazione della locale Protezione civile. Il parroco, don Giandomenico Colombo, ha impartito la benedizione al monumento e ai presenti accompagnandola con parole pertinenti e profonde sul senso della pace.
La cerimonia è proseguita con gli interventi istituzionali nella sala del Camino del Comune di Arcore e s’è conclusa con la presentazione del libro “Testimoni di un esodo” a cura di Alberto Comuzzi e Donatella Salambat.
Il primo cittadino di Arcore, con la sua Giunta, s’è speso perché la città brianzola fosse tra le prime, in Italia, a rendere omaggio a tante vittime innocenti realizzando un segno imperituro della loro tragico destino patito al confine orientare del nostro Paese tra il 1943 e il 1956.